domenica 12 aprile 2015

"Lo strumento come SFIDA":

Indaghiamo sul perché la parola "funziona" calza bene in questo ambito, con un approccio contemporaneo, il concetto di pratico o di utilità si va a radicare nella vera essenza. La geometria euclidea ad esempio è funzionale e funziona ma non sempre tutto questo è tautologicamente vero, infatti nel mondo "microscopico" questo non è affermabile e sensibilimente tangibile.
Con INFORMAZIONE MARSUPIALE facciamo un discorso su come l'architettura ha cominciato a modificarsi rispetto a un paramentro che mette l'informazione al primo posto. Nel mondo della pubblicità si sono introdotte delle tecniche proprie della letteratura filosofica, come la domanda retorica, possiamo trovarle anche in architettura e più in dettaglio nel modo di pensare di Kahn.

Questo metodo della domanda retorica, dapprima racchiusa nella filosofia di considerare il materiale (mattone tu cosa vuoi essere?), e principalmente fatta propria dagli allievi, si è tramandata agli allievi degli allievi. Il professore Antonino Saggio, infatti è allievo di un allievo di Kahn e questa metodologia si è trasferita a lui per "osmosi".
l'architettura esiste dunque in quanto rappresenta, questa è una risposta possibile alla domanda "architettura, tu cosa vuoi essere?" Oggi nella rivoluzione informatica, la risposta non è più "io esisto in quanto funziono" o prima ancora "io esisto in quanto rappresento"  ma "IO ESISTO IN QUANTO INFORMO".


il problema della coscienza estetica:
gli architetti tendono a giustificare tutte le cose che fanno, nella critica alla casa del fascio ti Terragni si fa appello alle contraddizioni progettuali rispetto a quelle dichiarate. Negli anni novanta del XX° secolo probabilmente alla domanda "architettura, tu cosa vuoi essere?" la risposta più logica sarebbe con un proverbiale "io esisto in quanto informo".
Torniamo indietro di qualche decennio, precisamente al dopoguerra. Per scardinarsi dal funzionalismo, per la prima volta un concorso viene vinto da un progetto che rompe il nesso forma-funzione.  I primi a romperlo, paradossalmente sono gli ingegneri; grandi sperimentatori come Nervi, liberano la ricerca formale, e più nello specifico parliamo della Sidney Opera House di Jørn Utzon. Le semicupole che sono spicchi di sfera, si organizzano in maniera dinamica, tuttavia devono passare circa 30 anni prima di arrivare alla vera risposta, viene rotto all'interno di un linguaggio temporaneo e contemporaneo. Il progetto di Utzon rompe appunto il principio di forma-funzione con qualcosa che prima non c'era. Cioè negli anni venti se si fosse fatto un progetto rinascimentale si sarebbe rotto il binomio forma-funzione ma la capacità creativa non avrebbe apportato originalità all'umanità architettonica. Infatti, la Opera House non viene scelta per la funzione, bensì per il suo valore comunicativo, diventa quindi un simbolo all'interno di questa nuova idea tanto da occupare posto sui francobolli, sulla bandiera, sulle borse e quindi elevato a simbolo dell'Australia.


Toccando la parola metafora, un architetto razionalista non può comprendere il ragionamento di questa figura retorica in architettura. Dopo questi entrano in gioco altri pensieri e si inseriscono "le figure retoriche". Quest'ultime sono legate alla "comunicazione" che ha la necessità di operare sintesi fortemente motivanti e di dare funzioni capaci di attivare e condensare una serie di processi.  Queste figure, sono una serie di interconnessioni di ogni genere, ma noi parliamo di METAFORA:  Le vele di un catamarano che fende l'acqua dell'oceano, le ali di un gabbiano che sorvola il mondo, oppure le increspature bianche delle onde marine sono tutte metafore che possono rappresentare il progetto di Jørn Utzon.  Si rompe così un tabù,  quindi chi è che non poteva accettare qust'opera architettonica sono proprio Wright, Le Corbusier e tutti i funzionalisti. Un orologio, è oggi una epidermide comunicativa ma in realtà è un prodotto-progetto industriale (ieri è stato presentato l'I Watch della Apple), questo è considerato un nuovo step di prodotti sempre più interconnessi.



For Frequent Flyers Only: è una pubblicità simbolica, entrano in gioco le figure retoriche, entra in gioco il voler cercare un target di persone a cui questa azienda aspira. Il passaggio tra "io esisto in quanto funziono" e "io esisto in quanto informo" è proprio il soggetto osservatore.
i passaggi che si celano dietro questi messaggi, sono come dei rebus e le persone che riescono a "decifrarli" sono appunto il target  a cui l'azienda fa appallo; la pubbliità in questione si trova in una rivista italiana, ma il messaggio essendo in inglese già va a scremare una buona parte di persone che non conoscono la lingua, capito il messagio scritto va interpretata l'immagine proposta...I  meccanismi diventano molto complessi e intrecciati, su cosa possa accadere dopo aver visto l'immagine e capire cosa si stia commercializzando è quasi superfluo per alcuni, ma inconsciamente si recepisce la pubblicizzazione di valigie, astucci e tutto quello che concerne un viaggio aereo. La pubblicità è realizzata dall'azienda "Spalding" che produce oggettisportivi, e tutto quello che ne fa parte. Nel giro di pochi secondi, il cervello ha fatto associazioni, collegamenti mentali, subentra la memoria involontaria, ergo la Spalding ci ha condizionato irreversibilmente.



Ritorniamo all'architettura: all'inizio degli anni novanta, questa comunicazione diventa uno dei pilastri fondamentali e decisivi e del tutto molto caratterizzante. Daniel Libeskind nel concorso del museo ebraico a Berlino, fatto prima della caduta del muro nel 1989, va a testimoniare un periodo di grande rivoluzione e cambiamento; una città fratturata, divisa in due parti da molti anni. In questo museo è leggibile ed interpretabile il lunguaggio utilizzato dall'architetto che è proprio quello di una serie di rotture che portano quasi al collasso delle strutture, così l'edificio comunica nel mondo dell'informazione contemporanea, è un progetto "via-crucis" e simboleggia una grande macchina che testimonia il dramma.



Anche il Guggenheim di Bilbao di Gehry inventa una nuova categoria che perfora una serie di immgini, esso infatti capovolge il concetto della città in cui si trova, creando un centro dove prima il tutto era industrializzato e pensato in modo zonizzato ed espandibile a macchia d'olio. Una vera rinascita.



Un altro edificio che fa il punto di questo ragionamento è il museo di arte contemporanea ad Helsinki di Steven Holl. L'architetto inizia a studiare la situazione contestuale, un lotto lungo il grande ago di Helsinki, vicino di esso sono presenti edifici istituzionali, una chiesa e alcuni edifici di Alvar Aalto e non molto distante una stazione in stile neoromantico. Porsi in questo lotto presuppone una serie di ragionamenti quali l'intreccio  l'intersezione; decide quindi di usare una serie di sovrapposizioni prescindibili a delle immagini e connesse ai nervi ottici, il CHIASMA (un'altra figura retorica). Un conto è anteporre una facciata a un organismo, completamente diverso è fare entrare nelle fibre di un edificio un'idea di una figura retorica come la metafora, similmente a come faceva Robert Venturi quando fa il ragionamento della casa a forma di oca. Ecco perché il chiasma attraversa tutto l'edificio, similmente a come fa Libeskind con le sue linee spezzate creando come il percorso travagliato dell'uomo, lungo tutta la sua storia per poi arrivare a una nuova rinascita, come a simboleggiare il cammino storico dell'uomo obbligato a prendere la strada di destra e altre volte quella di sinistra ogni volta che si trova davanti a un bivio risolutivo. Medesima cosa fa Gehry nella sua "cattedrale". In una serie di tentativi pochi riescono a creare questa sinergia tra architettura e metafora o altre figure retoriche.



Perché nel 1957 si è scelto di fare un progetto del genere che rompeva forma-funzione quando esse sono relative, realtive al funzionalismo. Tuttavia Ledoux faceva già progetti in stile metafisico che rappresentavano un mondo nuovo non accademico...volendo come Michelangelo. Stessa cosa faceva Le Corbusier a ritroso e Wright il tutto basando su forma funzione. Già loro avevano fatto uno step in avanti dando una vera funzione alle cose come non si era mai fatto. Terragni si crea una metafora delirante, un fascismo delirante o un popolo plasmato. Il fascismo di Terragni è idealizzato come anche aggressivo ma basato su un ideale rivoluzionario e progressivo. L'auto si è fermata? No ma cresce più lentamente rispetto a prima; per una macchina contano design, metodi di pagamento e altro, questo anche in architettura, sono cose che debbono esserci.


Il tema del paesaggio:
Paesaggio  è una rappresentazioni estetica, condivisa collettivamente  e culturalmente, ma in costante evoluzione di una parte del mondo. Paesaggio vuol dire che è una cosa che non è, non è una identificazione lineare; una cosa è parlare di natura, chimica o fisica. Il paesaggio come concetto, prima non c'era ma di punto in bianco arriva come immagine coerente di una parte del mondo. Esattamente come altre cose esso arriva probabilmente nel 1338 con una rappresentazione di Ambrogio Lorenzetti, in un suo dipinto egli rappresenta un luogo, che ha livelli coerenza in un sistema concettato ed eterogeneo. Questo come altri affreschi, è una rappresentazione estetica non individuale ma che si condivide a tutti.
Gli affreschi si chiamano "ciclo del buono e del cattivo governo" e si trovano al palazzo comunale di Siena in Toscana. Si utilizza il termine paesaggio anche per paesaggi urbani o addirittura industrializzati. Il concetto dell'arte anticipa una visione possibile del mondo e il mondo accetta questa visione di arte come valore condiviso.




Gehry è legato alla Pop-Art, vive in un mondo che non ha nessi  con il Lorenzetti, ma tuttavia Gehry in qualche maniera nella sua architettura rappresenta come meglio può lo spirito della Pop-Art, in una serie di piccole realizzazioni. Queste idee ed esperienze diverranno un giorno il Museo Guggenheim di Bilbao.
Non è più arte piccola, fine al soggetto come si è fatto sbagliando per due secoli, ma un'arte nel senso vero, ovvero con il fine di essere condivisa e il museo di Bilbao diventa paesaggio. Stesso discorso è da farsi con Mondrian, Pollock e altri artisti del calibro di Cezanne. Se un individuo però ha in testa il paesaggio di Lorenzetti, è difficile che si possa rapportare in questo contesto "alieno", ma se un individuo ha un bagaglio culturale e un totale di esperienze potrà operare e riattivare un "terreno" e renderlo "paesaggio".  In qualche maniera nell'immagine paesaggistica di un artista non rilevantemente definito si trova la presenza di un carro, delle altre situazioni di lavoro che in qualche maniera sono degli agenti materiali di quell'immagine.
Costantino Morosin: datemi una corda e costruirò! cosa va a simboleggiare questa frase è definibile in termini pratici quando con le corde potrò costruire tutte le figure regolari, infatti si parla appunto dell'arrivo di un determinato strumento, strumento come crisi che esso apporta al mondo. Gli uomini hanno creato di proposito alcuni strumenti, come il telescopio di Galileo, e questo rappresenta bene questa idea di crisi, si opera infatti un capovolgimento del mondo, si crea scompiglio...  il telescopio infatti è radicato a terra ma aspira a qualcosa che non si trova vicino o sulla terra; Caravaggio stesso utilizza strumenti ottici simili o delle camere oscure.

Il paesaggio mentale è la forma ibrida di una cosa che non si sa come sia fatta, ma ci sono gli strumenti e le idee per poterlo determinare al massimo tramite un qualche cosa.  Questa nebulosa è il progressivo costruire e determinare qualcosa, dove operativamente ci si inizia a muoversi. Anche nel campo della scienza esistono questi strumenti, ma pochi riescono a trasformare il paeaggio mentale in qualcosa di sensibile. A tal proposito viene in mente la storia del premio Nobel, genio e pazzo John Nash, che con la sua Teoria dei Giochi riesce finalmente a giungere a  qualcosa di veramente originale, per anni cerca di trovare idee originali e dimostrabili con la matematica, ma man mano che si va avanti con il progresso i passi che si compiono sono sempre più corti e paradossalmente vicini. Una sorta di macchina che si complica per divenire efficiente ma che con il suo complicarsi e diventando più potente e consapevole è anche soggetta ai danni inflitti dalle costanti del tempo e dello spazio.



Scoprire l'acqua calda e scoprire il modo per riscaldarla fu tecnicamente uno step "facile" ma arrivati a un punto tale di consapevolezza verso la vita e tutto quello che ci circonda, la potenza limitata del nostro cervello non fa altro che complicarci e complicare le generazioni a venire. Tanto più si va avanti e tanto più le "scoperte" saranno difficili da raggiungere. Riportare dall'Iperuranio platonico idee sotto forma di oggetti semplici è già una impresa, portare indietro pezzi di "tutto" inteso come verità infinita potrebbe portarci vicino all'idea idealizzata di DIO oppure potrebbe farci sprofondare in un oblio senza controllo, un luogo senza idee e consapevolezza spazio-temporale. Tutto diverrebbe relativo e una involuzione sarebbe intercorsa tra l'universo e il suo contrario, noi.